An Outdoor Life...

Domenico&Domenico
Lauria (PZ), Italia
thescazzariddoface@live
"Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e per valli, se non la naturale bellezza del mondo?"
(Leonardo da Vinci).

Il CAI di Lagonegro in Sicilia: Domenica 1°giugno conquistato l'Etna (3265 mt); rifocillati il 2 giugno nella splendida Taormina!!

Pecorone di Lauria,Sabato 30 maggio 2008- L’attivismo del CAI “G.De Lorenzo” di Lagonegro è confermato da 14 soci in attesa del pullman delle autolinee Capano (“per viaggi vicino e lontano!!”) che li condurrà fino alle pendici dell’Etna, il vulcano più alto d’Europa. Organizzatore dell’evento, il nostro instancabile mister Fabio Limongi! Dopo un estenuante viaggio in notturna, quanto mai pittoresco, arricchito dalle parabole filosofiche dell’ineguagliabile autista Michele Capano, dalle nostre risate e da Tutino con le sue tarantelle lauriote, giungiamo in mattinata nei pressi di Nicolosi, dopo aver attraversato lo Stretto, direzione Rifugio Sapienza. E’ qui che comincia l’avventuroso show riservatoci dall’autista lauriota sosia di Bruno Lauzi: nell’epoca dei supporti satellitari, alla faccia dei “Tom Tom” ed affini, percorriamo stradine di campagna e vicoletti cittadini, ignari di dove stessimo andando; e come gli antichi cow boy a cavallo dei film western di Paul Newman che per spostarsi seguivano sempre il sole, analogamente il nostro Newman-Capano aveva come riferimento “’a fuma” emanata dal vulcano! Inutile raccontare la sfiducia che si poteva leggere nei nostri occhi per l’assenza di segnaletica che ci facesse capire che non siamo poi così lontani dalla nostra meta, ma non è il caso di disperarsi, d'altronde come disse il saggio filosofo Capano, “quando arriviamo ci sarà il cartello”! (da notare che queste teorie epicuree del Capano vengono riportate qui opportunamente tradotte in lingua italiana, facendo attenzione a non farne perdere il profondo significato atomistico!). E così intraprendiamo la salita che ci condurrà verso il tanto agognato rifugio Sapienza, le pendenze sono tutt’altro che proibitive, ma l’andatura turistica imposta dallo spensierato autista faceva quasi pensare che stessimo affrontando le impervie rampe del Mortirolo, se non fosse stato per un pullman di turisti tedeschi che ci ha superato a tripla velocità non appena la sede stradale avesse consentito l’inevitabile e più che comprensibile manovra. Finalmente siamo al Rifugio Sapienza, punto nevralgico per gli escursionisti che vogliono cimentarsi nella scalata del vulcano, a quota superiore ai 1900 metri. Qui ci aspettano due amici del Soccorso Alpino della Sicilia, Giovanni e Giuseppe; all’appuntamento arriviamo con quasi 3 ore di ritardo!! Quando l’orologio faceva le 9 di mattina, quasi iniziavamo a credere alle parole di Ciop (Antonio Celano), che affermava che la parola Etna in realtà fosse una sigla (E.T.N.A.), acronimo di E T’avia ditto che Non ci Arrivavi!! Inizia così, ed è proprio il caso di dire finalmente, la nostra ascesa verso il cratere centrale!

Rifugio Sapienza, Nicolosi (CT), Domenica 1giugno 2008- Alla luce del sensibile ritardo che abbiamo in riferimento al tabellino di marcia stimato dal nostro organizzatore Fabio, si opta per la cabinovia per raggiungere i 2500 metri in un tempo decisamente più breve. Inizia quindi da quota 2500 metri il cammino a piedi: siamo già nella zona interessata dalle eruzioni del 2001 e del 2002. Sulla nostra destra si innalza per un’ottantina di metri un enorme cono di scorie magmatiche, generatosi proprio in questa fase eruttiva e che ci fornisce un’idea della violenza di queste eruzioni. In pratica siamo su una piana denominata Piana del laghetto, poiché qui defluivano le acque superficiali che formavano un invaso su dei crateri a pozzo, come ci spiegano gli amici del posto. Ci affascina non poco l’idea del continuo mutare della morfologia del territorio in seguito all’attivismo del vulcano, che può talvolta rendere un sentiero inagibile, o per lo meno non più praticabile nella stessa misura in cui è stato affrontato in precedenza, da come si può evincere anche dalle sensazioni di Fabio, non nuovo all’ascesa etnea. Un particolare che inizia a destare la nostra attenzione sono dei cumuli di neve che si conservano al di sotto della cenere vulcanica, cosicché, durante i vari briefing che si susseguono lungo la scalata, iniziamo a divertirci a scavare fra la cenere con i piedi, e come d’incanto fuoriesce il candido bianco della neve! Siamo circa a 2650 metri, ci troviamo in un paesaggio lunare: sulla sinistra c’è il versante sabbioso del cratere Sud-Est, scendendo verso valle si estende una distesa sabbiosa su cui posano pietre di tutte le dimensioni: queste sono le cosiddette bombe laviche, scagliate con violenza dal cratere, e che, per gli effetti della fluidodinamica, assumono una forma piuttosto rotondeggiante durante la loro gittata. Arriviamo a quota 2900 metri, nei pressi di una piccola casupola gestita dalle guide alpine e vulcanologiche, tale area prende il nome di Torre del Filosofo. Abbiamo sulla nostra destra il cratere Nord-Est, quello interessato dalla recente eruzione del 10 maggio scorso, dal cui scosceso versante è avanzato per qualche centinaio di metri il fonte lavico e pertanto ne è proibita la scalata. Ci spiegano gli amici del soccorso siciliano che quel colore che va tra l’arancio ed il marroncino tipico delle superfici solfuree che caratterizza la sommità del cono sta a testimoniare la vicinanza dei magmi con la crosta terrestre, fenomeno questo che allude ad una eruzione non lontana nel tempo, per cui la bocca è da un po’ di tempo a questa parte costantemente sotto osservazione. In pratica questo è il cono oggetto delle più recenti riprese televisive! Attraversiamo ora una colata lavica, risalente all’eruzione del 2003, che ci conduce ai 3000 metri di quota: si tratta di una distesa di scorie e pietrame, che calpestate producono un suono particolare, simile allo scuotere di materiali ceramico-vetrosi. Qualcuno di noi fa notare al resto della truppa che tra i molteplici turisti ed escursionisti che si sono cimentati oggi nella scalata del vulcano, solo noi del Cai di Lagonegro e del Soccorso Alpino Sirino-Alpi stiamo proseguendo stoicamente verso l’ambito traguardo del cratere centrale: è questo un fattore motivo di grande orgoglio, ed un incentivo a non mollare proprio ora! Ora l’esperienza dei nostri amici siciliani è fondamentale: il nostro cammino tende a “circumnavigare” il Mongibello (il cratere centrale), quasi ad affrontarlo obliquamente, e ciò ha un significato preciso: quello di limitare il fastidioso affanno che ti provocano emissioni solforose , che a queste quote sotto sforzo si fanno sentire sensibilmente. Siamo infatti a 3150 metri, e qui ai nostri piedi si apre una bocca, dal diametro non superiore ai 2 metri. Ci viene spiegato che si tratta di una vecchia bocca, apertasi durante un’eruzione un po’ più datata. Ora affrontiamo un tratto leggermente ripido, fra le scorie basaltiche che ricoprono il versante del Mongibello, fino a che non ci si arresta alla soglia dei 3200 metri. Qui Giovanni, che è del luogo, ci propone un gioco: camminiamo tutti con gli occhi rivolti verso il basso, mano per mano, e chi bara, ha solo da perderci! Al grido aprite gli occhi, quello che compare è a dir poco straordinario: siamo nel cratere centrale, ai bordi della bocca sud-ovest: che spettacolo!!! Il terreno ai nostri piedi è caldo, si susseguono continui fenomeni di degassamento dall’interno del cratere. Non è affatto facile descriverne la grandiosità! Ai lati della bocca, sempre all’interno del cratere, intensa è l’attività fumarolica, con i suoi depositi di zolfo dal colore aureo. Sembra quasi di essere sui gironi sommitali dell’inferno dantesco, si avverte quasi la sensazione che la sotto nel cratere ci fosse lucifero con il suo forchettone. Siamo a quota 3246 metri, e i due amici soccorritori ci invitano, in via cautelativa, ad esser più sbrigativi con le foto di rito, così ci incamminiamo verso il lato est del cratere, arriviamo fino a 3265 metri sul livello del mare: da qui si vede Catania, Acireale, Aci Trezza ed Aci Catena, Giardini Naxos e Taormina verso Nord-Est, una distesa pianeggiante verso Sud-Est, con un promontorio presso il quale dovrebbe situarsi Siracusa. Inizia la discesa, e qui Enrico fa tredici: ai suoi piedi una bomba lavica perfettamente frazionata a metà, spaccatasi per effetto del notevole gradiente termico cui è andata incontro nel momento della sua espulsione dal cratere; è questo un souvenir di rara bellezza, che Enrico può portarsi a casa: immaginate che gli amici di Nicolosi ne hanno solo sentito parlare di questo fenomeno, non hanno mai avuto il piacere prima d’ora di poterlo osservare con i loro occhi, ed infatti il cimelio lavico secondo una delle guide è valutabile qualche centinaia d’euro. E’ d’obbligo così dare appuntamento ad Enrico al bar, ne abbiamo adocchiato giusto uno al momento della partenza, nei pressi del Rifugio, con annessa pasticceria siciliana…Continua intanto la nostra discesa, e, mentre il grande vulcano ci salutava con due forti boati, giungiamo su un terrazzo che si affaccia sulla Valle del Bove, un ottimo punto di osservazione verso l’ampia depressione, sede dell’antico cratere, percorso di recente da innumerevoli colate, fra le quali quella del ’92 che ha minacciato seriamente il comune di Zafferana Etnea e contro la quale le istituzioni si sono attivate in insperati e quanto mai vani tentativi di arginarne la discesa: fortuna che il vulcano abbia deciso di fermarsi una volta che la lava fosse arrivata proprio alle porte del paese, dopo aver oltrepassato il Salto della Giumenta (questo nome a noi laurioti non è affatto nuovo). La sosta è caratterizzata dai salumi e formaggi lucani, irrorati dal buon vino rosso lauriota! Si riparte e ci dirigiamo verso la Montagnola, il cui versante nord è meta di scialpinisti, che riscendono fino alla depressione della Valle del Bove (la cosa ha stuzzicato non poco Fabio, sarei pronto a scommettere che nel prossimo inverno verrà a farsi un giretto da queste parti). Da qui, inizia la parte più divertente della nostra discesa: di corsa sulla sabbia lavica, premendo sui talloni, scartando le pietre e talvolta saltellando: non potete avere idea del divertimento e delle risate… e dire che così siamo in un attimo arrivati al punto di partenza, dove ci aspetta un delizioso cannolo alla ricotta caprina e pistacchio per festeggiare il reperto vulcanico trovato da Enrico!!

Taormina, 2 giugno 2008- Il CAI non è solo alta montagna, a testimonianza di ciò è il programma della giornata successiva alla scalata dell’Etna, stilato da Fabio Limongi. Già ieri sera ci siamo resi protagonisti di una “calata” (per dirla in gergo alpinistico) nella varietà pietanze tipica del luogo, un’abbondante ed appetitoso pasto irrorato da un prelibato Nero d’Avola; per finire, al dolce si è abbinato lo Zibibbo, ingredienti questi che hanno rallegrato piacevolmente i nostri animi ancora affaticati dall’ascesa. Stamattina, la puntata in spiaggia per un rigenerante bagno al mare di Giardini Naxos è saltata per via della pioggia mattutina che ci ha scoraggiati, cosicché abbiamo anticipato il blitz nella rinomata località di Taormina. A dimostrazione che CAI vuol significare anche fusione tra sport e cultura, un binomio vincente che si traduce in curiosità, in sfrenata voglia di girare, in capacità di saper apprezzare quanto una realtà diversa sa offrirti. In particolare il CAI di Lagonegro, sotto l’organizzazione di Fabio, è anche e soprattutto questo, è capacità di saper far gruppo e di saper scherzare. Da sottolineare nell’odierna giornata il passo felpato di Antonio Celano (www.angololucano.it), che dopo un’ascesa sull’Etna un po’ in ombra, nelle retrovie del gruppo, si è reso protagonista il giorno seguente di uno scatto fulmineo lungo il corso, cui ha fatto seguito una potente progressione atta ad agguantare niente popò di meno che Denny Mendez, ex Miss Italia: sulla scia di Antonio, Domenico Fubbetto ha risposto allo scatto, e per i due pseudo-alpinisti, una volta raggiunta la vetta, ormai sapete benissimo come funziona…non possono certo mancare le foto di rito!!!

Serra Dolcedorme (2267 mt), la vetta più alta dell'appennino meridionale!

Domenica 25 Maggio, un nutrito gruppo del CAI "G.De Lorenzo" di Lagonegro, tra cui la coppia TheScazzariddoFace Domenico&Domenico, si è reso protagonista di una lunga escursione fra le vette più alte del Parco del Pollino, nonchè dell'intero appennino meridionale. Il gruppo si è radunato presso il Colle dell'Impiso, e si è poi involato verso i piani di Vacquarro (1453 mt). Fin qui l'andatura imposta dal nostro mister Fabio Limongi è da considerarsi piuttosto blanda, il che lascerebbe pensare ad un percorso ben più lungo di quanto avessimo preventivato. Da qui si segue un sentiero che entra in un bosco, che a tratti si apre in incantevole piazzole, tagliate a metà da un ruscello. Prima sosta prevista presso la sorgente Spezzavummola, a quota 1665 metri. Rigenerati dalla sosta, ci si incammina verso Piano Gaudolino (1684 mt), nel quale avviene il piacevole avvistamento di un branco di cinghiali (ad una certa distanza di sicurezza, ovviamente), una trentina secondo Fabio, che, impavido, si è avvicinato notevolmente per alcuni scatti, che hanno tra l'altro destato l'attenzione dei suini selvatici, i quali, impauriti, si sono allontanati verso le creste del Pollinello. Lo scenario che si apre qui ai nostri occhi è a dir poco fiabesco: un pianoro verde, fra i tipici pini Loricati e il verde acceso di alti arbusti, intervallati da Abeti bianchi, il verde della vetta della Serra del Prete che sovrasta il Piano a cui fa da contrasto il bianco della neve che scende verso dei canaloni, ed in fondo al piano, una baita di legno con una piccola recinzione! Si prosegue allora verso la cima del Pollino, intraprendendo un sentiero scosceso, che ci conduce, fra i Pini Loricati, ad Ovest della vetta. Salendo incontriamo i primi nevai, posti prevalentemente nei punti di dolina e nei solchi di natura carsica. Uno di questi, presentava al lato un crepaccio, dal quale abbiamo potuto stimare uno spessore di almeno 7-8 metri di neve stratificata come se fossero più fogli posti l'uno sull'altro. In via cautelativa abbiamo preferito "circumnavigare" il nevaio, onde evitare la formazione di nuovi crepacci e poi farci soccorrere proprio da Fabio, il che significherebbe, oltre la figuraccia, anche il severo rimprovero del nostro mister! Siamo così giunti, sulla cima del Pollino (2248 metri) sulla quale avvengono le classiche foto di rito, e poi ci dirigiamo in breve tempo verso la Dolcedorme. Scendiamo lungo la cresta Sud, fino a quota 2000 metri, per poi risalire e sostare sotto un Pino Loricato per alimentarci,prima dell'ascesa finale. Si riparte così, e si giunge a quota 2267 metri di quota della Serra Dolcedorme, come già anticipato, la cima più elevata dell'Appennino meridionale. Da qui si presenta uno scenario a 360° notevole, che va dal litorale del metapontino e Taranto ad Est, alla Sibaritide a Sud-Est, alla catena della Sila a Sud, alla diga di Tarsia, alla Catena Costiera col Cozzo del Pellegrino in evidenza a Sud-Ovest, alle più vicine cime dell'Orsomarso e della Coppola di Paola ad Ovest, alle città di Castrovillari e di Morano Calabro, alla Valle del Noce a Nord-Ovest, col Sirino dai solchi innevati, al Monte Alpi a Nord, alla diga di Senise a Nord-Est. Per non parlare poi della sensazione di dominio sui Piani del Pollino, con le vette della Serra delle Ciavole e della Serra di Crispo. Si scende stavolta dal versante opposto, attraversando un paio di nevai. Come raccontare la fantastica sensazione di camminare sulla neve a pantaloncini corti, il piacevole brivido che ti comporta la frescura della neve sui polpacci quando i talloni affondano nello strato nevoso...un modo diverso e divertende per affrontare la discesa, solitamente la parte solitamente più noiosa del trekking!! Siamo giunti quindi nei piani del Pollino, e ci fermiamo un attimino presso un inghiottitoio di origine carsica, il quale emanava dei pennacchi di vapore per la rilevante differenza tra temperatura interna ed esterna. Continuando il cammino lungo i piani, complice la stanchezza e la conseguente poca lucidità, affrontiamo un momento di relativa difficoltà ad individuare il nostro sentiero che ci condurrà alla base: in pratica stiamo affrontando un tratto ondulato, e ad ogni dosso da scollinare è come se avessimo la sensazione di esser giunti, ma ben presto ci accorgiamo che il nostro cammino non ha ancora intersecato il sentiero che ci interessa. Intrapreso il tanto agognato sentiero, ci dirigiamo presso la fontana di Rummo, dove riforniamo di acqua fresca le nostre borracce, prima di continuare la nostra discesa verso i piani di Vacquarro, e da qui verso Colle dell'Impiso, dove sono parcheggiate le auto!

Esercitazione di elisoccorso...

Martedì 20 Maggio, prima esercitazione di elisoccorso per i nuovi aspiranti della stazione di Soccorso Alpino e Speleologico del Monte Sirino-Maratea-Monte Alpi. Tra questi, anche Domenico 'o Biondo, assente invece l'altro Domenico (Fubbetto). L'esercitazione si è svolta nei pressi dell'invaso artificiale di Montecutugno, nel comune di Senise, con un elicottero HH3F dell'Areonautica Militare Italiana, proveniente da Brindisi. Nell'occasione, i nostri amici aspiranti soccorritori sono stati recuperati dal verricello dell'elicottero. Grande entusiasmo fra i partecipanti per il buon esito della prova!


Ben 83 volontari per l'esercitazione congiunta

Prima esercitazione di ricerca in superficie per gli aspiranti soccorritori della stazione di Lauria. Fra questi anche la coppia Domenico&Domenico (TheScazzariddoFace).

Ecco come si è svolta la giornata (articolo tratto dal blog della Delegazione Alpina Calabrese):

Come da programma, ieri (domenica 4 maggio) si è svolta l'esercitazione di ricerca disperso, congiunta con i servizi regionali Calabria, Basilicata e Puglia. Ben 83 volontari sono stati impiegati, 3 medici, 2 infermieri e una unità cinofila da ricerca di superficie.
Tutto si è svolto nella splendida cornice di Piano Ruggio, sul Pollino.
Il via alle operazioni è stato dato dal Presidente del Parco Nazionale del Pollino on. Pappaterra, il quale, nel salutare i volontari del Soccorso Alpino presenti, ha anche promesso che, a breve, il Parco concederà un sostegno economico proprio alle Stazioni del Soccorso Alpino che operano sul territorio del Parco stesso.
Da subito, sono state formate 6 squadre, di cui 4 impegnate nelle aree per le battute a pettine, 1 impegnata nel percorso di un sentiero in quota ed una squadra medicalizzata di pronto intervento.
E' bene sottolineare che tutto è stato monitorato dalla sala operativa, appositamente allestita (con tanto di pc, stampante, sala radio, gruppo elettrogeno), attraverso la rivelazione del GPS di cui ogni squadra era in possesso. Un complesso sistema informatico ha permesso di suddividere la zona di ricerca in più aree, ogni area è stata battuta da una squadra che attraverso il GPS ha evitato di lasciare i c.d. buchi, che in passato rendevano la ricerca di persona dispersa molto approssimativa.
Unico problema è stato l'improvviso mal funzionamento del nuovo ponte radio, installato nella mattinata sulla cima di Timpone la Capanna. Ma, forse, questo ha reso ancora più reale la simulazione, mettendo a dura prova i nostri esperti radio e chi doveva coordinare tutta l'operazione.
Una volta trovato il disperso (ferito) il recupero è stato portato a compimento dalla squadra medicalizzata, che nel frattempo era in "riserva" al campo base".
Da segnalare la presenza di numerosi agenti della Guardia Forestale, diversi giornalisti della carta stampata, della RAI Basilicata e del Presidente del CAI di Castrovillari.
Tutto si concludeva alle ore 17:30.

Gli “angeli rossi” della montagna

(articolo di Vincenzo Alvaro, tratto da Slow Time, Quotidiano di Emerson Communication)

Piano Ruggio (PZ) - Sono le 10.40 di domenica mattina, quando le prime due squadre di soccorso del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, nella foto di Gianni De Marco) partono alla ricerca di due escursionisti dispersi. Poco dopo si muoveranno altre tre squadre a dare man forte all’azione di ricognizione degli ambienti di quota, nel cuore del Parco del Pollino. L’emergenza parla di due escursionisti dispersi sulla cima di Serra del Prete. Parte così la ricerca in superfice da parte delle squadre di soccorso e ricognizione del Soccorso Alpino, che hanno il compito di perlustrare la zona dell’emergenza al fine di intercettare le due persone che hanno lanciato l’allarme.
Ad ogni squadra un pezzo di montagna da visionare palmo a palmo. Dal campo base, impiantato sul Piano di Ruggio, a pochi metri dal Rifugio De Gasperi, la sala operativa allestita per coordinare le operazione dentro una tenda, segue in stretto contatto radio i movimenti dei soccorritori, in attesa di avere novità sul contatto con i dispersi. Sul prato la squadra dei soccorsi sanitari attende l’evolversi delle operazioni e controlla strumenti e mezzi per una eventuale chiamata d’intervento.
Tutto come nella realtà, ma per fortuna è solo una esercitazione per testare il grado di operatività degli uomini, tutti volontari, che appartengono al Soccorso Alpino. Gli “angeli” in tuta rossa e bordature nere che durante tutto l’anno soccorrono diverse decine di “sfortunati” ai quali la montagna condanna duramente qualche piccola ingenuità o superficialità di troppo.
Sono in tutto ottantatre (nella foto di Eugenio Iannelli), coordinati dai due responsabili regionali di Calabria e Basilicata, provenienti dalle stazioni di soccorso delle regioni di Calabria, Basilicata e Puglia. Insieme per una esercitazione che si potrarrà fino al tardo pomeriggio.
Al mattino i volontari si dividono in cinque squadre di soccorso coordinate da un caposquadra, al quale i referenti del campo base assegnano una area di intervento operativo, segnata su una carta topografica.
Il tempo di controllare imbraghi, moschettoni, corde, zaini, coordinare lo stile di intervento e via si parte. Prima due squadre, poi le altre tre. Tutti a “caccia” dei dispersi. Si sale sui mezzi meccanici per raggiungere le zone di operazione. Poi via a piedi, salendo lungo il crinale di Serra del Prete. In fila orizzontale a guardare la montagna centimetro per centimetro alla ricerca di un contatto visivo con gli escursionisti in difficoltà (due volontari del CNSAS che si sono prestati all’occorrenza). Più si sale più lo scenario di intervento diventa complicato. La neve è alta più di un metro, ma le squadre di soccorso non demordono bisogna trovare le persone in difficoltà.
Dopo oltre due ore di ricerca una squadra le individua quasi sotto la cima di Serra del Prete. La chiamata al campo base è istantanea. “Trovati!” ma uno dei due è ferito ad una gamba e per scenderlo a valle c’è bisogno dell’intervento dei sanitari.
Dal campo base la squadra medicalizzata (che si avvale di 3 medici e 2 infermieri), attrezzata di tutto punto, si muove velocemente. Con il GPS arrivano “in bocca” ai feriti in men che non si dica. Si monta la barella (qui nella foto di Vincenzo Malfone) trasportata a spalla in una zaino ad hoc e con l’aiuto delle corde da imbrago si scende - con accurata velocità - a valle dove le operazione si concludono con un applauso generale.
Ottimi i tempi di rispondenza degli uomini che ancora una volta, sul campo, hanno dimostrato la loro efficenza ed operatività.
Luca Franzese, delegato regionale Calabria del CNSAS sembra soddisfatto del lavoro dei suoi uomini. Così come è orgoglioso di loro il Presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, che all’inizio delle operazioni è intervenuto per porgere il suo saluto ai volontari. Al suo fianco anche il Presidente del Cai di Castrovillari, Eugenio Iannelli e gli ispettori del Corpo Forestale dello Stato, che nelle emergenze vere collaborano fianco fianco con i soccorritori volontari.
Nel suo breve intervento Pappaterra ha sottolineato come l’Ente anche nel nuovo bilancio da poco approvato abbia voluto dare un segnale di vicinanza ad un settore così importante. Qualificare questi volontari significa dare sicurezza a coloro che vogliono vivere la montagna in libertà, ma ne pieno rispetto delle regole.





Primo intervanto di soccorso per Domenico 'o biondo!!

Martedì 29 Aprile viene dato l'allarme: un'anziana signora si sarebbe persa nelle campagne fra Senise e San Severino Lucano. Tempestivo l'intervento della neonata stazione di Soccorso Alpino "Monte Sirino-Maratea-Monte Alpi", capeggiata da Fabio Limongi per questa ricerca in superficie. Fra i soccoritori, Domenico 'o Biondo tiene fede alla reperibilità e partecipa così al suo primo intervento di soccorso. Soddisfatto ed entusiasta per la non indifferente organizzazione, Domenico è tornato a Lauria dopo oltre 10 ore di cammino. Purtroppo il giorno seguente viene dato il cessato allarme: l'anziana signora è stata ritrovata esamine non lontano dal punto dell'ultimo avvistamento.
Non resta che complimentarsi con le squadre di Soccorso intervenute, e con il debuttante Domenico, che ha potuto raccontare questa nuova esperienza.

Ciaspolata Monte Sirino

09-03-08-Dopo un periodo di inattività, dettato da impegni sovraordinati, rieccoci per un'uscita sul massiccio del Sirino. Partiamo dal bivio che porta al Santuario della Madonna di Sirino, dal versante lagonegrese, e ci addentriamo nel fitto bosco di faggi innevati, in un clima che, man mano che la strada sale, diventa sempre più surreale. Ancora una volta non troviamo le giuste parole per descrivere i magici suoni della montagna, il fruscio del vento leggero, la neve che a momenti cade dai rami degli alberi e i nostri respiri affannati per l'impervia salita. Nel primo tratto, il nostro cammino ha seguito una linea retta, tagliando così i numerosi tornanti che caratterizzano l'ascesa e che sono sommersi dalla neve quasi a confondersi con il resto del pendio. Ci appare per un attimo davanti il monte Papa fra le nubi, si scorge sulla sinistra la val d'Agri, l'invaso del Petrusillo ed il parco eolico. E' solo una piccola tregua, il cielo subito si chiude a riccio, la visibilità è a dir poco pessima, mentre s'avvicina il monte Sirino, ancora celato ai nostri occhi dal grigiore delle nuvole. Eccoci giunti nei pressi delle Fontanelle, da qui si dovrebbe scorgere Lauria, ma questa volta a fatica riusciamo a vedere il monte che si alza imponente davanti a noi. Qui ci aspetta l'ultima fatica di giornata, con uno strappo davvero impegnativo, tra ghiaccio e neve. Eccoci finalmente nello spiazzale del Santuario, quest'ultimo per metà sommerso dalla neve. Siamo a 1908 metri di quota, e purtroppo questa volta siamo privati del vasto panorama che questo monte può offrire ai suoi visitatori. Fatta la foto di rito sull'altare del santuario (unico sfondo possibile fra i nuvoloni che ci circondano), inizia la mesta discesa, soddisfatti di aver raggiunto un luogo così remoto in avverse condizioni atmosferiche.

Auguri al biondo!!!

25 Feb 2008-Domenico Cantisani ('o biondo), ha compiuto oggi 24 anni. Un augurio sincero dal socio!!!