Domenica 30 settembre, siamo di scena ai piedi del Gran Sasso d'Italia, per scalare la cima del Corno Grande (2912 mt), la più alta vetta della dorsale appenninica. Un grande neo è l'assenza di Domenico "o' biondo", trattenuto a Roma da impegni universitari. La spedizione è dunque composta dall'instancabile organizzatore Fabio con la ragazza Katia, Enrico, Tutino, il Dott.Giacobbe ed il Sig. Gennaro, oltre al sottoscritto. Ci siamo avvalsi dell'appoggio di una qualificata guida alpina, quale è Ciro Sertorelli.
Ma veniamo alla cronaca della giornata: dopo il pernottamento in località Prati di Tivo (TE), sveglia alle 5:00, colazione abbondante e partenza verso le 6:00 del mattino, muniti di lampade frontali. L'agevole ascesa verso la Madonnina (2050 mt) è dunque avvenuta al sorgere del sole, e, come dimostrano le foto scattate dall'impeccabile Fabio, la truppa si è soffermata più volte ad ammirare il paesaggio mozzafiato che si apriva alle nostre spalle. Ma quello che si apriva ai nostri occhi non era da meno, l'imponente ammasso roccioso del Gran Sasso pronto a sfidarci si presentava con i colori tipici delle prime luci dell'alba che si proiettano sulla nevee sulla roccia, sembra quasi di assistere ad un incantesimo. Sono già le sette quando abbandoniamo il Vallone delle Cornacchie e ci involiamo verso il Passo delle Scalette, schivando grossi agglomerati rocciosi e detriti di frana. Inizia ora il primo tratto impegnativo della scalata, reso ancor più duro dal ghiaccio, per cui ci appoggiamo ad una corda fissa per risalire questo breve tratto ed incamminarci sulla neve fresca verso il Rifugio Franchetti (2433 mt). Breve sosta per un the caldo e per consultarsi con altri escursionisti sulle condizioni della cima e poi si riparte, ma dopo un breve tratto ci si ferma di nuovo per montare i ramponi, dato l'ingente quantitativo di neve caduta nei giorni precedenti. Siamo sulla Sella dei due Corni (2547 mt), un magnifico punto panoramico che ci permette di ammirare Pizzo Intermesoli e le magnifiche fiamme di pietra e ghiaccio. Alle nostre spalle ci lasciamo il Corno Piccolo, altro colpo d'occhio di ineguagliabile valore. La scalata prosegue mantenedo alto il livello di sicurezza, per cui all'uso dei ramponi accompagnamo l'uso di imbracature e corde. Saliamo dunque in conserva, e ci troviamo sul Vallone dei Ginepri. Ecco presentarsi a noi un altro tratto di ferrata, che ci porta al Passo del Cannone, a circa 2700 metri. La neve ora sembra essersi dileguata, almeno per ora, per azione del vento. Provvidenziale Fabio a segnalare opportunamente il passaggio che ci ricondurrà verso la strada del ritorno con un omino di pietre, onde evitare di perderci. Sembra quasi fatta per noi, ma sul più bello, quando forse già pregustavo il sapore della cima, ecco che ci troviamo di fronte ad un altro nevaio. Obbligo di ramponi, ma questa volta per me non è proprio possibile proseguire per i rischi da correre dovuti l'insufficenza dell'equipaggiamento. E' stata una brutta fitta al cuore questa, ma i consigli di una guida dolomitica esperta come Ciro Sertorelli non potevano passare inosservati da parte mia. Proseguono verso la ormai vicina vetta solamente Fabio, Enrico e Tutino. La croce posta in cima per questa volta la vedrò solo in fotografia, ma non mancherà l'occasione di ritornarci, è rimasta una sfida aperta tra me e questa cima. Certo che per me rinunciare alla cima è stato doloroso, e non so se un domani in simili situazioni sarò capace di nuovo a prendere una così saggia decisione, e soprattutto non so se sarò tanto bravo ad individuare da solo un pericolo davanti al mio cammino.
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