An Outdoor Life...

Domenico&Domenico
Lauria (PZ), Italia
thescazzariddoface@live
"Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e per valli, se non la naturale bellezza del mondo?"
(Leonardo da Vinci).

Il CAI di Lagonegro in Sicilia: Domenica 1°giugno conquistato l'Etna (3265 mt); rifocillati il 2 giugno nella splendida Taormina!!

Pecorone di Lauria,Sabato 30 maggio 2008- L’attivismo del CAI “G.De Lorenzo” di Lagonegro è confermato da 14 soci in attesa del pullman delle autolinee Capano (“per viaggi vicino e lontano!!”) che li condurrà fino alle pendici dell’Etna, il vulcano più alto d’Europa. Organizzatore dell’evento, il nostro instancabile mister Fabio Limongi! Dopo un estenuante viaggio in notturna, quanto mai pittoresco, arricchito dalle parabole filosofiche dell’ineguagliabile autista Michele Capano, dalle nostre risate e da Tutino con le sue tarantelle lauriote, giungiamo in mattinata nei pressi di Nicolosi, dopo aver attraversato lo Stretto, direzione Rifugio Sapienza. E’ qui che comincia l’avventuroso show riservatoci dall’autista lauriota sosia di Bruno Lauzi: nell’epoca dei supporti satellitari, alla faccia dei “Tom Tom” ed affini, percorriamo stradine di campagna e vicoletti cittadini, ignari di dove stessimo andando; e come gli antichi cow boy a cavallo dei film western di Paul Newman che per spostarsi seguivano sempre il sole, analogamente il nostro Newman-Capano aveva come riferimento “’a fuma” emanata dal vulcano! Inutile raccontare la sfiducia che si poteva leggere nei nostri occhi per l’assenza di segnaletica che ci facesse capire che non siamo poi così lontani dalla nostra meta, ma non è il caso di disperarsi, d'altronde come disse il saggio filosofo Capano, “quando arriviamo ci sarà il cartello”! (da notare che queste teorie epicuree del Capano vengono riportate qui opportunamente tradotte in lingua italiana, facendo attenzione a non farne perdere il profondo significato atomistico!). E così intraprendiamo la salita che ci condurrà verso il tanto agognato rifugio Sapienza, le pendenze sono tutt’altro che proibitive, ma l’andatura turistica imposta dallo spensierato autista faceva quasi pensare che stessimo affrontando le impervie rampe del Mortirolo, se non fosse stato per un pullman di turisti tedeschi che ci ha superato a tripla velocità non appena la sede stradale avesse consentito l’inevitabile e più che comprensibile manovra. Finalmente siamo al Rifugio Sapienza, punto nevralgico per gli escursionisti che vogliono cimentarsi nella scalata del vulcano, a quota superiore ai 1900 metri. Qui ci aspettano due amici del Soccorso Alpino della Sicilia, Giovanni e Giuseppe; all’appuntamento arriviamo con quasi 3 ore di ritardo!! Quando l’orologio faceva le 9 di mattina, quasi iniziavamo a credere alle parole di Ciop (Antonio Celano), che affermava che la parola Etna in realtà fosse una sigla (E.T.N.A.), acronimo di E T’avia ditto che Non ci Arrivavi!! Inizia così, ed è proprio il caso di dire finalmente, la nostra ascesa verso il cratere centrale!

Rifugio Sapienza, Nicolosi (CT), Domenica 1giugno 2008- Alla luce del sensibile ritardo che abbiamo in riferimento al tabellino di marcia stimato dal nostro organizzatore Fabio, si opta per la cabinovia per raggiungere i 2500 metri in un tempo decisamente più breve. Inizia quindi da quota 2500 metri il cammino a piedi: siamo già nella zona interessata dalle eruzioni del 2001 e del 2002. Sulla nostra destra si innalza per un’ottantina di metri un enorme cono di scorie magmatiche, generatosi proprio in questa fase eruttiva e che ci fornisce un’idea della violenza di queste eruzioni. In pratica siamo su una piana denominata Piana del laghetto, poiché qui defluivano le acque superficiali che formavano un invaso su dei crateri a pozzo, come ci spiegano gli amici del posto. Ci affascina non poco l’idea del continuo mutare della morfologia del territorio in seguito all’attivismo del vulcano, che può talvolta rendere un sentiero inagibile, o per lo meno non più praticabile nella stessa misura in cui è stato affrontato in precedenza, da come si può evincere anche dalle sensazioni di Fabio, non nuovo all’ascesa etnea. Un particolare che inizia a destare la nostra attenzione sono dei cumuli di neve che si conservano al di sotto della cenere vulcanica, cosicché, durante i vari briefing che si susseguono lungo la scalata, iniziamo a divertirci a scavare fra la cenere con i piedi, e come d’incanto fuoriesce il candido bianco della neve! Siamo circa a 2650 metri, ci troviamo in un paesaggio lunare: sulla sinistra c’è il versante sabbioso del cratere Sud-Est, scendendo verso valle si estende una distesa sabbiosa su cui posano pietre di tutte le dimensioni: queste sono le cosiddette bombe laviche, scagliate con violenza dal cratere, e che, per gli effetti della fluidodinamica, assumono una forma piuttosto rotondeggiante durante la loro gittata. Arriviamo a quota 2900 metri, nei pressi di una piccola casupola gestita dalle guide alpine e vulcanologiche, tale area prende il nome di Torre del Filosofo. Abbiamo sulla nostra destra il cratere Nord-Est, quello interessato dalla recente eruzione del 10 maggio scorso, dal cui scosceso versante è avanzato per qualche centinaio di metri il fonte lavico e pertanto ne è proibita la scalata. Ci spiegano gli amici del soccorso siciliano che quel colore che va tra l’arancio ed il marroncino tipico delle superfici solfuree che caratterizza la sommità del cono sta a testimoniare la vicinanza dei magmi con la crosta terrestre, fenomeno questo che allude ad una eruzione non lontana nel tempo, per cui la bocca è da un po’ di tempo a questa parte costantemente sotto osservazione. In pratica questo è il cono oggetto delle più recenti riprese televisive! Attraversiamo ora una colata lavica, risalente all’eruzione del 2003, che ci conduce ai 3000 metri di quota: si tratta di una distesa di scorie e pietrame, che calpestate producono un suono particolare, simile allo scuotere di materiali ceramico-vetrosi. Qualcuno di noi fa notare al resto della truppa che tra i molteplici turisti ed escursionisti che si sono cimentati oggi nella scalata del vulcano, solo noi del Cai di Lagonegro e del Soccorso Alpino Sirino-Alpi stiamo proseguendo stoicamente verso l’ambito traguardo del cratere centrale: è questo un fattore motivo di grande orgoglio, ed un incentivo a non mollare proprio ora! Ora l’esperienza dei nostri amici siciliani è fondamentale: il nostro cammino tende a “circumnavigare” il Mongibello (il cratere centrale), quasi ad affrontarlo obliquamente, e ciò ha un significato preciso: quello di limitare il fastidioso affanno che ti provocano emissioni solforose , che a queste quote sotto sforzo si fanno sentire sensibilmente. Siamo infatti a 3150 metri, e qui ai nostri piedi si apre una bocca, dal diametro non superiore ai 2 metri. Ci viene spiegato che si tratta di una vecchia bocca, apertasi durante un’eruzione un po’ più datata. Ora affrontiamo un tratto leggermente ripido, fra le scorie basaltiche che ricoprono il versante del Mongibello, fino a che non ci si arresta alla soglia dei 3200 metri. Qui Giovanni, che è del luogo, ci propone un gioco: camminiamo tutti con gli occhi rivolti verso il basso, mano per mano, e chi bara, ha solo da perderci! Al grido aprite gli occhi, quello che compare è a dir poco straordinario: siamo nel cratere centrale, ai bordi della bocca sud-ovest: che spettacolo!!! Il terreno ai nostri piedi è caldo, si susseguono continui fenomeni di degassamento dall’interno del cratere. Non è affatto facile descriverne la grandiosità! Ai lati della bocca, sempre all’interno del cratere, intensa è l’attività fumarolica, con i suoi depositi di zolfo dal colore aureo. Sembra quasi di essere sui gironi sommitali dell’inferno dantesco, si avverte quasi la sensazione che la sotto nel cratere ci fosse lucifero con il suo forchettone. Siamo a quota 3246 metri, e i due amici soccorritori ci invitano, in via cautelativa, ad esser più sbrigativi con le foto di rito, così ci incamminiamo verso il lato est del cratere, arriviamo fino a 3265 metri sul livello del mare: da qui si vede Catania, Acireale, Aci Trezza ed Aci Catena, Giardini Naxos e Taormina verso Nord-Est, una distesa pianeggiante verso Sud-Est, con un promontorio presso il quale dovrebbe situarsi Siracusa. Inizia la discesa, e qui Enrico fa tredici: ai suoi piedi una bomba lavica perfettamente frazionata a metà, spaccatasi per effetto del notevole gradiente termico cui è andata incontro nel momento della sua espulsione dal cratere; è questo un souvenir di rara bellezza, che Enrico può portarsi a casa: immaginate che gli amici di Nicolosi ne hanno solo sentito parlare di questo fenomeno, non hanno mai avuto il piacere prima d’ora di poterlo osservare con i loro occhi, ed infatti il cimelio lavico secondo una delle guide è valutabile qualche centinaia d’euro. E’ d’obbligo così dare appuntamento ad Enrico al bar, ne abbiamo adocchiato giusto uno al momento della partenza, nei pressi del Rifugio, con annessa pasticceria siciliana…Continua intanto la nostra discesa, e, mentre il grande vulcano ci salutava con due forti boati, giungiamo su un terrazzo che si affaccia sulla Valle del Bove, un ottimo punto di osservazione verso l’ampia depressione, sede dell’antico cratere, percorso di recente da innumerevoli colate, fra le quali quella del ’92 che ha minacciato seriamente il comune di Zafferana Etnea e contro la quale le istituzioni si sono attivate in insperati e quanto mai vani tentativi di arginarne la discesa: fortuna che il vulcano abbia deciso di fermarsi una volta che la lava fosse arrivata proprio alle porte del paese, dopo aver oltrepassato il Salto della Giumenta (questo nome a noi laurioti non è affatto nuovo). La sosta è caratterizzata dai salumi e formaggi lucani, irrorati dal buon vino rosso lauriota! Si riparte e ci dirigiamo verso la Montagnola, il cui versante nord è meta di scialpinisti, che riscendono fino alla depressione della Valle del Bove (la cosa ha stuzzicato non poco Fabio, sarei pronto a scommettere che nel prossimo inverno verrà a farsi un giretto da queste parti). Da qui, inizia la parte più divertente della nostra discesa: di corsa sulla sabbia lavica, premendo sui talloni, scartando le pietre e talvolta saltellando: non potete avere idea del divertimento e delle risate… e dire che così siamo in un attimo arrivati al punto di partenza, dove ci aspetta un delizioso cannolo alla ricotta caprina e pistacchio per festeggiare il reperto vulcanico trovato da Enrico!!

Taormina, 2 giugno 2008- Il CAI non è solo alta montagna, a testimonianza di ciò è il programma della giornata successiva alla scalata dell’Etna, stilato da Fabio Limongi. Già ieri sera ci siamo resi protagonisti di una “calata” (per dirla in gergo alpinistico) nella varietà pietanze tipica del luogo, un’abbondante ed appetitoso pasto irrorato da un prelibato Nero d’Avola; per finire, al dolce si è abbinato lo Zibibbo, ingredienti questi che hanno rallegrato piacevolmente i nostri animi ancora affaticati dall’ascesa. Stamattina, la puntata in spiaggia per un rigenerante bagno al mare di Giardini Naxos è saltata per via della pioggia mattutina che ci ha scoraggiati, cosicché abbiamo anticipato il blitz nella rinomata località di Taormina. A dimostrazione che CAI vuol significare anche fusione tra sport e cultura, un binomio vincente che si traduce in curiosità, in sfrenata voglia di girare, in capacità di saper apprezzare quanto una realtà diversa sa offrirti. In particolare il CAI di Lagonegro, sotto l’organizzazione di Fabio, è anche e soprattutto questo, è capacità di saper far gruppo e di saper scherzare. Da sottolineare nell’odierna giornata il passo felpato di Antonio Celano (www.angololucano.it), che dopo un’ascesa sull’Etna un po’ in ombra, nelle retrovie del gruppo, si è reso protagonista il giorno seguente di uno scatto fulmineo lungo il corso, cui ha fatto seguito una potente progressione atta ad agguantare niente popò di meno che Denny Mendez, ex Miss Italia: sulla scia di Antonio, Domenico Fubbetto ha risposto allo scatto, e per i due pseudo-alpinisti, una volta raggiunta la vetta, ormai sapete benissimo come funziona…non possono certo mancare le foto di rito!!!

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