An Outdoor Life...

Domenico&Domenico
Lauria (PZ), Italia
thescazzariddoface@live
"Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e per valli, se non la naturale bellezza del mondo?"
(Leonardo da Vinci).

Inarrestabile il nostro mister Fabio Limongi: conquistato il Kilimanjaro (5895 metri)

Pole pole!!!Le prime notizie dalla Tanzania, dove il nostro mister Fabio Limongi si stava cimentando nell'ennesima spedizione alpinistica, ci sono giunte il 23 febbraio da Karanka a 4000 metri di quota e a 2 campi per l'attacco finale, mediante un messaggio telegrafico che ci assicurava che il tutto stesse procedendo per il meglio. Scongiurato qualsiasi sintomo di mal di montagna, siamo tutti ansiosi del fatidico messaggio "vetta, vetta"!!Passano appena due giorni, ed il lunedì 25 febbraio, giorno di festa per Lauria, sui nostri telefonini arriva la tanto agognata notizia: "da stamattina, anche il Kilimanjaro (5895 mt) parla LUCANO"....!!"
Tra gli altri, ha preso parte alla spedizione nel continente nero l'amico Luigi Savaglia, di Bisignano (CS), che può vantare ora il primato di essere l'italiano più giovane ad aver conquistato la vetta del Kilimanjaro, ed al quale vanno i nostri auguri.
Per quanto riguarda Fabio, non possiamo non provare orgoglio per le imprese del nostro concittadino, nonchè nostro maestro in materia di alpinismo, al quale rivolgiamo i nostri complimenti per un'altra impresa che si aggiunge al già ricco palmarès, nel quale spiccano, oltre al gigante africano, il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino e l'Island Peak in Nepal. Nella speranza che al prossimo illustre appuntamento possiamo farti compagnia e "romperti un pò le scatole", da Lauria ricambiamo affettuosamente all'abbraccio inviatoci niente meno che dalla vetta del Kilimanjaro!
A breve sarà aggiornato il blog di Fabio (http://fabiolimongi.it/), con il racconto e le foto della spedizione.

Monte Alpi

Gruppo decimato per questa soleggiata, quanto ventilata, domenica di gennaio. A comporre la truppa diretta sul Monte Alpi sono Tutino, Domenico Di Lascio e Domenico Miraglia, assente Domenico Cantisani ('o Biondo) per motivi di studio, cui si aggiungono Enrico e Fabio a formare il terzetto degli assenti illustri. Si parte ai piedi dell'imponente monte, in località Piè d'Alpi, a 1070 metri di quota, e ci dirigiamo immediatamente in un canalone, a tratti innevato. Subentriamo successvamente in un bosco, anch'esso innevato, finito il quale ci attende una sosta a base di sanguinaccio della zona. Non ci sono parole per descrivere il panorama da quassù: a vedere l'intera vallata che si estende fino ai piedi del massiccio del Sirino, viene quasi la sensazione di essere dietro al finestrino di un aereo a sbirciare dall'alto su una vasta porzione di territorio. Ma non c'è molto tempo per guardarsi attorno, così subito si riparte, e, sotto l'effetto dopante del sanguinaccio, si imprime subito un ritmo elevato alla scalata, che d'ora in poi presenterà in più l'ostacolo di forti raffiche di vento, la cui velocità, stimata a sentimento da Tutino, si aggirerebbe attorno i 70-75 km/h. Al di la della saggezza di Tutino, non è indifferente l'azione eolica oggi, cosicchè ogni passo ci costa il doppio, se non il triplo, di fatica. Arriviamo dopo circa due ore e mezza dalla partenza sulla vetta, a 1903 metri di quota, il vento qui si fa più forte, peccato solo che abbiamo dimenticato di filmare l'emozionante momento della cima, quasi sembra il k2, tra vento e neve. Siamo costretti a sostare ben poco, il tempo di qualche foto affrettata sul crinale est, un po più protetto, e poi dritti giù, verso il bosco che ci garantisce la giusta protezione dal vento. Un percorso nuovo, dunque, che necessita di esser rifatto al più presto, poichè combina la bellezza del panorama e l'amenicità delle rocce calcaree ove ha dimora il pino loricato, con la difficoltà altimetrica e la suggestiva presenza di ghiaccio e vento, a rendere ancora più eroico il nostro sforzo.

Escursione di fine anno sul Monte Papa (2005 mt)

Domenica, 30 Dicembre 2007. Ultimo appuntamento del 2007 per i soci C.A.I., e cosa c’è di meglio della cima più alta della nostra valle (il monte Papa, coi i suoi 2005 mt) per chiudere in bellezza il nostro primo anno da soci?? In più l’ascesa non è la solita, già affrontata in svariate occasioni, bensì presenta una variante a noi sconosciuta fino ad ora. Dunque, dopo esserci radunati in loc. Pecorone di Lauria, dinanzi alla baita del Soccorso Alpino, ci dirigiamo verso la nostra amata località sciistica Conserva di Lauria, dove troviamo i nostri amici Vincenzo e Pasqualino. Ebbene si, proprio qui avviene il nostro incontro ravvicinato con Vincenzo, il “pazzo uomo delle nevi di Lauria” (un’inconfutabile prova per chi non credesse ancora all’esistenza dello Yeti), che ci saluta calorosamente e che, com’è nel suo stile, ci invia il suo quanto mai pittoresco augurio di buona giornata (non poteva inoltre non invitarci verso una ben nota destinazione!). Ha così inizio il cammino, che inizialmente si snoda lungo il tracciato delle piste da sci, fino ad arrivare al Lago Laudemio, a quota 1550 metri circa. Da qui, invece di proseguire lungo la seggiovia del Laudemio, ci dirigiamo verso ovest, e, oltrepassato il ponticello di legno, entriamo nel fitto bosco di faggi che costeggia il Lago. Qui la salita presenta tratti più impegnativi, e si addolcisce solo quando, a quota superiore ai 1600 metri, si entra nella Piana dell’Orto, un angolo angusto del Sirino, di indiscussa bellezza e a molti sconosciuto, costituito da un ampio pianoro al centro di un anfiteatro morenico molto simile a quello del vicino Laudemio, ove si concentrano i deflussi superficiali del versante Nord del Monte Papa. A questo punto si deve scegliere se attaccare dal lato sinistro, lungo la Spalla dell’Imperatrice, o lungo il dorso speculare ad essa, al lato destro. La truppa guidata da Mister Fabio Limongi opta per la seconda scelta, condizionata dall’aspetto che lascia pensare ad una fatica minore. Ma si sa che, specie in montagna, bisogna diffidare delle apparenze, ed infatti le risatine di Fabio ci lasciano subito presagire un scalata più impervia. La salita che si fa dura e che segue un andamento rettilineo, con il punto in cui scollina che ti sta su e che pare non arrivare mai, complice un cocente sole tipico per lo più delle giornate primaverili, rendono ancora più consistente la fatica, tanto che dobbiamo alleggerirci dei nostri indumenti. Siamo all’antivigilia di Capodanno a quasi 1800 metri e, stendo a crederci, io e Tutino siamo praticamente a maniche corte!! Ma il bello sta per venire solo ora: una volta scollinati, dopo un breve tratto sub-pianeggiante si apre davanti a noi un crinale piccolo quanto imponente, una sorta di muro che mette in gioco una giusta scarica di adrenalina. Ci liberiamo delle racchette, obbligo di ramponi, e via lungo le aspre pendenze di quest’ultimo ostacolo, dopodiché ci sarà la vetta . Abilmente Fabio e Tutino accompagnano in cordata i due dottori presenti nell’escursione. Giunti in cima, il dottor Giacobbe ci alletta con un ottima grappa valdostana che ha portato fino in cima con grande parsimonia. Dalla cima c’è da segnalare in particolar modo le telefonate di sfottò verso i grandi assenti di giornata (è risaputo che gli assenti hanno sempre torto, ed è giusto dunque che sorbiscano tali trattamenti, in primis Enrico e Domenico, quest’ultimo da poco ribattezzato come “o’’bimbo”!). La discesa è stata caratterizzata dall’attenta osservazione di Fabio che si è buttato con i suoi sci d’alpinismo dalla vetta e che ci ha deliziato di alcuni gesti tecnici su neve fresca che forse le nevi di Sirino non avevano mai visto prima (Mister, non montarti la testa però!). A tal proposito, potrete osservare i relativi video su you tube che prestp provvederemo a mettere in rete, sempre col consenso del diretto interessato.
Durante l’intera giornata, abbiamo constatato la presenza di diversi gruppi escursionistici, provenienti dalle regioni limitrofe, in particolar modo dalla Puglia, e giunti fin qua per svolgere le più svariate attività praticabili in alta montagna. Una notevole affluenza in un periodo di totale disservizio degli impianti di risalita, un dato questo a noi particolarmente grato, perché ci rende comunque consapevoli del potenziale bacino d’utenza non indifferente che può vantare la nostra area, ma che al contempo ci lascia con l’amaro in bocca per l’attuale situazione di stand-by che sta vivendo il Sirino, che meritava ben altra sorte. Si è parlato tanto dell’ipotetico sviluppo turistico della nostra area, del suggestivo pacchetto d’offerta turistica di mare e montagna che solo essa può dare, sono state avanzate tante,tantissime proposte, ma ai nostri occhi si presenta una montagna sempre più priva di servizi. Che dire, aspettando tempi migliori, per ora questa giornata rappresenta l’ennesima occasione persa!

Sul Cristo di Maratea.....

Maratea, Domenica 23 Diembre 2007. Appuntamento pre-natalizio in un luogo piuttosto insolito per una comitiva CAI: oggi tocca affrontare un piccolo sentiero , tracciato dal nostro presidente Marino, che collega la piazza del centro storico di Maratea alla famosa statua del Cristo, in uno scenario davvero suggestivo che non fa altro che rafforzare in noi l'idea delle enormi potenzialità che offre il nostro territorio. In pratica siamo poco più a sud della sinistra geografica del Monte Coccovello, già scalato in primavera; è facilmente intuibile dunque come in pochissimi chilometri si passa dalle nevi del Sirino e del Pollino alle incantevoli spiagge della costa di Maratea. Dalla piazzetta della cittadina, sempre meta di turisti e dove non mancano caffè e servizi di accoglienza, passando per i caratteristici vicoli del centro storico, si accede ad un boschetto, dal quale si riesce a scorgere il blu del mare tra le mille fronde. Si passa per i ruderi di una antica cappella in pietra locale e si giunge, dopo neanche un ora di cammino a ritmo adagio, ad un piccolo convento che anticipa l'ampio parcheggio destinato a coloro che vogliono visitare la statua del Cristo redentore. Qui, ci siamo cimentati in una piccola esercitazione in falesia, sotto il controllo attento di due esperte guide, Pasquale e l'onnipresente Fabio.
Ad ogni modo ci sentiamo di consigliare a tutti di sottoporsi ad un piccolo sforzo per seguire questo altrettanto piccolo itinerario, accessibile a tutti per l'irrilevante difficoltà e che offre tanto lungo il suo breve percorso.

Un'altra vetta: la Serra Rotonda!!!


19-12-2007. Strano a dirsi, ma una piccola cima come la Serra Rotonda, a due passi da casa, manca nel nostro palmares. La vetta raggiunge altitudini piuttosto modeste, ma sicuramente non meritava il nostro imperdonabile disinteresse verso la sua ascesa, che si presenta abbastanza impegnativa per la rilevante escursione altimetrica e per le significative pendenze affrontate.

Si parte alle 8.20 da Lauria e parcheggiamo la macchina nei pressi del Rione Murgi, a circa 800 metri di quota. La neve caduta nello scorso fine settimana è presente già a queste quote e rende ancor più avvincente la nostra scalata. La montagna si alza di fronte ai nostri occhi in maniera decisamente imponente, col suo versante ripido che domina sul paese, in basso sotto i nostri occhi. Si inizia a salire subito, con ritmo elevato e le pendenze subito impegnative, passando per i giovani esemplari di Pino Loricato che persistono sul lato ovest della montagna. Ci rendiamo conto sin da subito della durezza dell'impresa, tanto che in pochi metri siamo già saliti significativamente di quota. Suggestivo è il panorama alle nostre spalle, con Lauria che si scorge fra i Pini Loricati che abbiamo appena superato. Il tempo di una foto e si sale di nuovo, a ritmo sempre sostenuto, ed in appena 58 minuti il primo Domenico ('o biondo) è già in vetta, mentre l'altro lo raggiungeva una mangiata di minuti dopo. L'impresa non è da sottovalutare, abbiamo coperto una distanza di un 1,2 km con pressappoco 500 metri di dislivello, per una pendenza media di ben 38,2%. Sulla vetta, dopo un rigenerante the caldo, come il nostro rito vuole, ci siamo sbizzarriti nelle foto: i nostri sfondi preferiti sono il massiccio del Sirino e il monte Alpi avvolto dalle nubi. Sebbene sia ben al di sotto delle altre cime della valle, il panorama è sicuramente dei migliori, e offre la possibilità di spaziare con la vista a 360°: non passano inosservati da quassù lo svincolo autostradale di Lauria Nord, la valle del Noce, l'area di Galdo, la Serra Spina, il lago di Cogliandrino ed il Lago Sirino, il Monte Alpi ed il Monte Sirino, il Coccovello ed il Mar Tirreno. La discesa ripida si differenzia dalle altre per il paesaggio che si apre davanti e che muta man mano che si scende, e che rende questa parte dell'escursione meno monotona del solito.

IMPORTANTE: SALVIAMO I BOSCHI DEL POLLINO!



E' questa una piccola riflessione personale che trae origine da un semplice confronto tra più foto relative alla stessa area, ma risalenti a periodi differenti, seppur ravvicinati fra loro. Quello che può scaturirne è alquanto rattristante, e mi viene da pensare all'inarrestabile metamorfosi del nostro territorio cui noi stiamo assistendo. E sia ben chiaro che con ciò non ritengo che siamo semplici spettatori impotenti di tale deturpazione. Pensiamo un attimo al Parco del Pollino, con tutti i tesori che da secoli custodisce, oggigiorno esposto ad una irrefrenabile minaccia, segnato da alterazioni irreversibili, in una realtà terribilmente contorta e contraddittoria, dove tanto si parla di sviluppo sostenibile, di valutazioni ed indicatori ambiantali, di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio esistente. La sostanza, nostro malgrado, è ben lontana da quanto si potesse auspicare da cotanti buoni propositi, dei quali d'altronde è ben risaputo che ne è piena zeppa la strada che porta all'inferno. L'asservimento di interessi privati che caratterizza le scelte amministrative, in ogni angolo della Terra, non è certo una novità, ma la storia della nostra area in questo si copre di ridicolo. E così, l'ultrasecolare Pino Loricato, simbolo del patrimonio ambientale del Parco, è destinato ad estinguersi inesorabilmente, e con esso tutte le speci faunistiche che vi hanno trovato dimora, per via della cruenta mano dell'uomo, pervaso sempre più da una sorta di raptus demolitore, che hanno reso oggi il Parco terra di fuoco, di caccia e bracconaggio, di tagli boschivi, di emissioni di sostanze inquinanti e di sfrenate e talvolta inutili cementificazioni alle quali però non conseguono mai in misura proporzionale opere di antropizzazione. Chiunque si sarà reso conto la scorsa estate dello smisurato proliferare di incendi (la quasi totalità di chiara origine dolosa), del paesaggio lugubre e spettrale che ne consegue (pressochè lunare quello nella zona di Frascineto), ma quanti si sono interrogati circa l'esistenza di vere e proprie ecomafie sul territorio? E come se non bastasse, ecco che nel cuore del Parco ora è possibile anche effettuare in piena legge, abbattimenti di intere faggete. Ebbene si, il tutto alla faccia delle indicazioni comunitarie, della legge di istituzione dei parchi nazionali del ’91, e del previsto parere preventivo dell'Ente Parco e del Centro Territoriale del Corpo Forestale dello Stato per «la valutazione di incidenza di piani o di interventi che interessano siti di importanza comunitaria». Sono stati già abbattuti 1100 faggi, e se ne prevedono altri 3500, fra i comuni di Viggianello, Terranova, Francavilla e Castrovillari, attività che alimenterà senza dubbio le casse delle amministrazioni locali, ma che colpisce una varietà particolare di faggio dal tronco contorto. Come è possibile tutto ciò?Beh, la politica dei giorni nostri, che sia di una parte o dell'altra, è fatta di leggi ad hoc e di escamotage, così fatta la legge, trovato l'inganno, e la Regione Basilicata, a braccetto con la Regione Calabria hanno autorizzato tale scempio. All'ombra di ciò sembrerebbe che ci sia, alla faccia del Protocollo di Kyoto, la famigerata centrale del Mercure, sulla quale si potrebbe dire tanto, sia per l'ubicazione,sia per l'assenza di opportuni studi di fattibilità e ancora per le dimensioni spropositate. Ma questo è un'altro increscioso capitolo riguardante il nostro Parco.


In seguito al disboscamento dei versanti del massiccio del Pollino, lo scenario ipotizzabile, ed è scientificamente provato, non potrebbe essere che uno solo: l'intero ecosistema andrebbe ad alterarsi, compromettendo la sopravvivenza di diversi esseri animali, il lupo in primis, che vedrebbero svanire il loro habitat naturale.


Documentatomi bene in merito a tale faccenda, ho trovato sul sito dell WWF la possibilità di sottoscrivere una petizione via email al link http://www.wwf.it/lavoro/petizioni/Pollino.asp .


Leggi con attenzione l'appello rivolto al Ministero dell'Ambiente, all'amministrazione del Parco del Pollino e a tutti gli enti competenti, affinchè si sospendano immediatamente i tagli boschivi in corso nel Parco del Pollino, che rischiano seriamente di danneggiare un patrimonio naturalistico di inestimabile valore.


E' ora di dire basta, da cittadini elettori abbiamo pieni diritti di manifestare il nostro assoluto dissenso verso questa classe politica, troppo attaccata a interessi privati, troppo legata alla poltrona, troppo lontana da noi singoli cittadini.


Sottoscrivi, è nel tuo interesse farlo!!!